Scopriamo Jacopo dentro e fuori dal campo
Jacopo Massari, nato a Parma il 2 giugno 1988, torna a Modena dopo la scorsa stagione vissuta a Catania insieme all’altro neo gialloblù Paul Buchegger. Ha già vestito la maglia gialloblù nel 2016/17 conquistando la Supercoppa italiana e vanta un palmarès importante avendo messo in bacheca trofei come un Campionato italiano, una Coppa Italia, una Champions League ed un Campionato mondiale per club. Andiamo a scoprire ancora meglio Jacopo Massari.
Ciao Jacopo, raccontaci qualcosa di te partendo da dove sei nato e cresciuto
“Sono nato a Parma, ma cresciuto a Salsomaggiore Terme dove ci sono famiglia e amici e dove ho vissuto l’infanzia e una parte di adolescenza fino all’età di 14 anni. Ho fatto tantissimi sport, dal calcio all’atletica, passando per il salto in alto e corsa di fondo. Ho dunque “toccato” diversi sport, fino a quando all’età di 14 anni, per via della pallavolo, ho fatto avanti e indietro da Parma.
Perché hai scelto la pallavolo e a livello di famiglia e amicizie come è cambiata la tua vita grazie a questo sport?
“Ho scelto la pallavolo per due motivi, il primo riguarda mia sorella che giocava a Parma. Andavo spesso a vederla e da lì ho cominciato a vedere il volley come una possibilità di sport. Anche mio padre e mia madre erano legati alla pallavolo e quindi diciamo che in casa nostra si respirava l’aria del volley e dello sport in generale. Il secondo, invece, è stato quando al primo anno di istituto professionale c’era la possibilità di fare pallavolo e chiesi al coach di poter fare un allenamento. Da quel momento è iniziato il mio percorso, iniziato a Parma e proseguito successivamente a Piacenza. Sono stato fortunato perché arrivai in un gruppo di ragazzi incredibili, che ancora adesso sono i miei amici storici. Siamo un bel gruppo che ha fondato l’amicizia con la pallavolo, ormai siamo nella stessa compagnia da vent’anni. Devo ringraziare i miei genitori, mi hanno sempre dato grandi possibilità senza forzarmi in una direzione o nell’altra ed è stato il massimo poter scegliere ciò che volevo e sentivo”.
Se non avessi fatto il pallavolista, che lavoro avresti fatto?
“Quando ho fatto il primo anno di università ho scelto Scienze Motorie, ma in realtà volevo fare fisioterapia perché mia mamma era fisioterapista. Non ho seguito quel percorso in quanto la pallavolo non mi dava la possibilità di fare entrambe le cose in quel momento. Mi sarebbe piaciuto anche il mestiere del carabiniere, dato che l’arma mi ha sempre affascinato”.
Cosa ti hanno lasciato i posti dove sei stato a giocare? Che ricordi hai delle tue esperienze in Bulgaria, Turchia e Francia, senza dimenticare naturalmente che hai vestito le maglie di Civitanova, Piacenza e appunto Modena.
“Le cose che mi porto sicuramente dietro sono diverse, ma la principale riguarda i contatti con le persone. Anche nell’ultima esperienza a Dubai, ho avuto la fortuna di aver incontrato persone incredibili e di aver installato importanti rapporti di amicizia. Ovviamente c’è la difficoltà di mantenerli dal punto di vista reale, ma so che sono amici presenti e disponibili in caso di bisogno. Ciò mi ha arricchito molto, senza dimenticare i paesaggi dato che sono sempre stato attaccato alla natura. Parlo soprattutto di Bulgaria e Turchia, posti meravigliosi. Ogni esperienza sia in Italia che all’estero mi ha lasciato qualcosa, a livello di contatti, persone e amici ma anche dal punto di vista sportivo. I trofei che ricordo con maggiore gioia? La Supercoppa ottenuta a Modena è stato il primo trofeo importante in Italia, ha un valore importante. Dico anche ciò che ho vinto con la Lube, sono stati anni magici in cui ho avuto l’opportunità di vincere e di giocare in un gruppo incredibile”.
Qual è il giocatore a cui ti ispiri/ti sei ispirato e qual è l’avversario più forte che hai incontrato?
“Dico Samuele Papi e William Priddy, due giocatori che ho osservato tanto per ispirarmi dal punto di vista fisico e mentale. Ho avuto la fortuna di giocare per due anni con Papi e vedevo che, nonostante non fosse più giovanissimo, che tipo di attitudine avesse dentro o fuori dal campo. Inoltre, in questo momento ci sono tanti giocatori forti come Yuki Ishikawa e Torey DeFalco, da cui imparare per crescere e migliorare ulteriormente. Da avversario, un giocatore che mi ha sempre impressionato è stato Maksim Michajlov. Ci ho giocato contro diverse volte, mi ha colpito come costanza e alto livello di gioco in ogni tipo di competizione”.
Cosa ti aspetti dalla prossima Superlega e cosa significa per te indossare la maglia di Modena e giocare al PalaPanini?
“Mi aspetto una Superlega tosta e interessante come sempre, alcune squadre si sono rinforzate e altre hanno cambiato e quindi è difficile fare grosse previsioni e avere delle certezze. Sicuramente il livello è rimasto molto alto, noi dovremo trovare presto un’identità dato che ci sono stati cambiamenti importanti in squadra. Sarà fondamentale avere un’identità molto forte sia a livello umano che tecnico, successivamente potremo fissare gli obiettivi e capire dove arrivare. Per me tornare a Modena è sicuramente una grande emozione, non sono più giovanissimo ma penso di avere ancora tanto da dare e ci tenevo molto a tornare qui. Ho voglia di restare ancora ad alti livelli e vivere a pieno la stagione, il PalaPanini suscita emozioni uniche e sarà bellissimo indossare la maglia gialloblù”.
Un tuo punto forte e un punto debole a livello di gioco.
“I miei punti forti sono ricezione e difesa, sono fondamentali che mi piacciono e su cui ho lavorato tanto. Il muro, invece, non è la mia arma preferita e il coach lo sa dato che abbiamo lavorato insieme in Bulgaria. Rispetto a prima sono comunque migliorato, ma si può sempre crescere e sarà interessante lavorarci ancora sopra. Pregio e difetto come compagno di squadra? Penso di essere un compagno molto disponibile sia al dialogo sia al sacrificio a favore della squadra. Il mio difetto è che a volte sono forse troppo rigido in determinate situazioni”.
A proposito di compagni di squadra, ritrovi Buchegger in campo e Giuliani in panchina ma non solo…
“C’è anche Anzani, abbiamo giocato insieme sia in Nazionale che alla Lube. Ci conosciamo molto bene, abbiamo un ottimo rapporto e amicizia. Con Paul, invece, sono stati mesi intensi e belli. Sono contento di averlo conosciuto, di averlo avuto come compagno di squadra e di ritrovarlo qui a Modena. Ci siamo sentiti durante le fasi di mercato, è sicuramente un grandissimo giocatore ma allo stesso tempo una grandissima persona. E’ fondamentale avere ragazzi del genere all’interno della squadra. Ritrovo Giuliani, Stankovic mio capitano alla Lube, De Cecco contro cui ho giocato tante volte e sarà un piacere giocare insieme ma anche Ciamarra dopo le esperienze a Città di Castello e appunto Modena. Gli altri ragazzi li ho conosciuti a Dubai, ho avuto un ottimo feedback con tutti. Non vedo l’ora di ritrovarli nuovamente per poter instaurare un rapporto ancora più profondo”.
Quali sono le tue passioni oltre alla pallavolo?
“Seguo il calcio e sono un tifoso del Milan, pacato e tranquillo senza essere malato e sfegatato. Inoltre, mi piace praticare altre discipline sportive come il golf e ascolto tanta musica. Infine, sto facendo un master con il Politecnico di Milano in Sport Design Management: dopo la laurea in Scienza Motorie ho deciso di fare questo percorso, porta via tanto tempo ma è bello ed è stata una scelta ponderata”.
Piatto preferito italiano e non italiano?
“Per quanto riguarda la cucina italiana, rispondo con un classico: gli spaghetti al pomodoro, se fatti bene sono veramente buoni. Sulla cucina estera, dico il baklava che è un dolce turco. E’ molto calorico e si mangia ogni tanto, ma è uno dei piatti che mi ha più colpito negli anni in cui ero lontano dall’Italia”.
Un saluto ai tifosi gialloblù in attesa di ritrovarsi presto al PalaPanini
“Non vedo l’ora di vedervi numerosi sugli spalti e di sentirvi cantare in ogni partita. Sarà una stagione lunga, avremo bisogno del vostro supporto e attendo con ansia il momento in cui sentirò il primo boato del pubblico nel momento dell’ingresso della squadra in campo”.
Nota della società relativa alle condizioni di Simone Anzani
Come comunicato dalla Federazione Italiana “in seguito agli ultimi accertamenti effettuati, l’Istituto di Medicina dello Sport del CONI ha comunicato la sospensione dall’attività agonistica del giocatore della nazionale seniores maschile Simone Anzani per la necessità di una rivalutazione della situazione clinico funzionale. Il centrale azzurro, che ha lasciato il ritiro, dunque, non potrà prendere parte ai Giochi Olimpici e verrà sottoposto a ulteriori controlli diagnostici per garantire la partecipazione alla stagione agonistica 2024-2025”.
Siamo al fianco di Simone, che in questo momento sta vivendo una situazione molto difficile, siamo al suo fianco come uomo e come giocatore.
La salute di Simone Anzani è la priorità assoluta per Modena Volley. Lo aspettiamo al PalaPanini, per dargli tutta la forza possibile, fiduciosi che dopo tutti gli accertamenti che saranno necessari, possa regolarmente prendere parte alla preparazione per la prossima stagione. Forza Simo.
Scopriamo Ahmed dentro e fuori dal campo
Ahmed Ikhbayri è un opposto libico classe 1996 che nei suoi primi anni di carriera ha girato il mondo. Partito dal proprio Paese di origine, Ikhbayri ha poi collezionato esperienze in Serbia, Slovenia e Corea del Sud, oltre che con la nazionale libica. Ahmed ha la pallavolo nel sangue, viene infatti da una famiglia in cui tutti – a diversi livelli – giocano o hanno giocato al nostro sport.
Ciao Ahmed, raccontaci qualcosa di te.
Ora vivo a Bengasi, ma sono nato a Sebha, una città nel deserto della Libia centro-meridionale. Lì ho passato la mia infanzia, amavo la mia città, poi nel 2013, a 17 anni, mi sono trasferito con i miei fratelli a Bengasi per studiare e per giocare a pallavolo. La nostra è infatti una famiglia in cui tutti praticano o hanno praticato questo sport, compresi mio padre e tutti i miei cugini, diciamo che il cognome Ikhbayri è quasi una garanzia genetica nei confronti della pallavolo. Anche uno dei miei fratelli, Mohamed, è riuscito a diventare un giocatore professionista: oggi è allo Zamalek, squadra egiziana, ma è stato anche nel campionato sloveno in precedenza.
La mia città, Sebha, quando ero piccolo era meravigliosa e la adoravo, poi tra il 2015 e il 2019, anche a causa della guerra civile, era diventata pericolosa. Ora è di nuovo sicura, ma è stata fortemente rinnovata e non mi piace più come prima.
Adesso qui da noi la situazione è più tranquilla, la vita è normale da qualche anno, io torno qui d’estate quando non gioco a pallavolo e riesco a fare tutto con la mia famiglia e i miei amici.
Il periodo in cui la guerra civile era intensa come potete immaginare non è stato facile, mi trovavo in Libia e la vita era dura, ma ora le cose vanno meglio.
Quando sono andato a Bengasi ho cominciato a giocare nell’Al Ahly, una delle migliori squadre del mio Paese. Negli anni successivi anche i miei genitori sono venuti a vivere a Bengasi con noi, adesso d’estate ci vediamo qui ma riesco anche a viaggiare quando non sono impegnato con la pallavolo.
Oltre ai club gioco, infatti, anche nella nazionale libica, con la quale nel 2023 abbiamo vinto la medaglia di bronzo ai campionati africani, un traguardo importante per noi.
Tornando alla pallavolo, ci dicevi che la tua famiglia e il nostro sport vanno a braccetto…
È così: io, i miei fratelli, mio padre, i miei cugini… tutti quelli che portano il cognome Ikhbayri giocano a pallavolo. Anche mio padre è arrivato a giocare in nazionale qualche decennio fa, lui però faceva lo schiacciatore.
C’è un giocatore a cui tu ti ispiri o che ti piace particolarmente?
Wilfredo Leon, Leal, Simon, Juantorena… in generale tutti i giocatori di origine cubana di quella generazione. Quando ero a Sebha e mi stavo avvicinando alla pallavolo la nazionale della Libia aveva un coach cubano, Manuel Torres, che mentre allenava qui ha girato un po’ il Paese. Quando è venuto da noi a Sebha si è fermato un po’ perché era rimasto impressionato dalla qualità dei giocatori che ha trovato lì, è così che mi sono legato a Cuba. Più avanti ho avuto anche io un coach cubano, Pavel Pimienta.
Cosa ti aspetti dal campionato italiano?
Credo che la Superlega sia il miglior campionato al mondo, sono davvero carico e non vedo l’ora di cominciare, è un sogno che si avvera per me.
Io ho giocato una stagione in Serbia, due in Slovenia e due in Corea del Sud. Il primo anno in Slovenia, al Maribor, abbiamo vinto il campionato, quindi il secondo anno abbiamo giocato la Champions League.
Credo che, come livello, il miglior campionato in cui ho giocato sia quello coreano, ma ora a Modena si tratta per me di fare un ulteriore step importante.
Cosa significa per te indossare la maglia di Modena?
È un’emozione indescrivibile, è da quando ero bambino che conosco e ammiro il club gialloblù ed essere arrivato a giocarci è davvero un sogno. Quando ho detto a mio padre che sarei venuto a giocare a Modena era orgogliosissimo di me, chi come lui ha giocato a pallavolo sa bene cosa rappresenta la società gialloblù. Anche i miei amici erano increduli e contentissimi per me, parlando con loro sento che sono elettrizzati quanto me per l’esperienza che farò nel campionato italiano.
C’è qualche altro sport che segui a parte la pallavolo?
Mi piace il calcio, in Italia simpatizzo per l’Inter, e seguo molto anche l’NBA, soprattutto quando si giocano i play-off. Nel basket non posso dire che ci sia una squadra per cui tifo, diciamo che sono un fan di alcuni giocatori come LeBron James, Kyrie Irving e Jimmy Butler.
Se devo dire una squadra preferita dico i Los Angeles Lakers, perché quando giocava ero un grande fan di Kobe Bryant.
Sei mai stato in Italia?
Ci sono stato soltanto un giorno quando ero nel Maribor, siamo stati a giocare in trasferta a Civitanova, ma non ho avuto modo di visitare nulla. Anche per questo non vedo l’ora di arrivare, credo mi piacerà molto l’Italia.
Sicuramente conosco già diverse cose dell’Italia e della sua cultura, anche perché nel dialetto libico alcune parole sono molto simili all’italiano visto il passato del Paese. Ad esempio, le parole “cucina”, “forchetta”, “sterzo” e tante altre si pronunciano in maniera molto simile nel nostro dialetto.
Diverse parole collegate al cibo… qual è il tuo piatto preferito?
I maccheroni, anche in Libia si mangiano, ma anche la pizza. Un piatto tipico arabo che mi piace molto è il cous cous, mia madre fa un cous cous incredibile!
Torniamo sulla pallavolo, dimmi la tua miglior qualità come giocatore e qualcosa su cui invece devi migliorare.
Sono un opposto, credo sia l’attacco la mia arma migliore. Mentre, come molti opposti, devo migliorare i fondamentali di difesa. A Modena voglio crescere come giocatore sotto tutti gli aspetti.
Hai altri hobby a parte lo sport?
Mi piace ballare, ascoltare la musica e cantare per conto mio! I miei generi preferiti sono il rap e l’hip hop.
Fai un saluto ai tifosi gialloblù!
Non vedo l’ora di conoscervi e di giocare davanti al pubblico gialloblù, vi conosco da sempre e sarà un sogno vestire la maglia di un club come Modena!
Scopriamo Paul dentro e fuori dal campo
Paul Buchegger a Modena voleva tornare. E’ dentro al PalaPanini che nel 2020 l’opposto di Linz, grazie allo straordinario lavoro dei preparatori e dello staff medico e fisioterapico di Modena, è tornato giocatore dopo due tremendi infortuni. E quando ricevi così tanto, altrettanto vorresti ridare. Anche per questo Paul si è illuminato quando nei mesi scorsi Modena lo ha cercato per tornare, da protagonista e proprio per questo oggi raccontiamo la storia di un giocatore che sotto la Ghirlandina carico come non mai.
Dove sei nato e dove sei cresciuto?
“Sono nato a Linz, in Austria e lì sono cresciuto, poi ho fatto la scuola da pallavolista, qualcosa di simile al Club Italia a Roma. Dopo la maturità a scuola ho subito deciso di fare il pallavolista professionista e sono andato in Germania due anni, poi ho giocato sempre in Italia tranne un anno in Turchia”.
Hai fratelli o sorelle? Senti spesso i tuoi famigliari?
“Ho una sorella e un fratello. Mia sorella lavora a Vienna in un’azienda che costruisce ospedali, mentre mio fratello lavora vicino a dove abitano i miei genitori: lui è disabile e fa piccoli lavori al computer, tipo photoshop”.
Che legame hai con tuo fratello e tua sorella?
“Molto buono. Mio fratello Max va matto per lo sport: ha tutti gli abbonamenti possibili a Dazn, Sky e altre emittenti. Quando torna a casa dal lavoro si mette davanti alla tv e guarda tutto: dal calcio al tennis, poi segue le mie partite ed è il mio tifoso numero uno. E’ più grande di me, ha 32 anni, ha tutte le mie maglie, le mie foto e le medaglie che ho vinto nella mia carriera nella sua stanza”.
Come è stata l’esperienza quando sei andato via di casa per giocare a pallavolo?
“Sono andato via di casa a 14 anni per fare la scuola da pallavolista a Graz, a due ore e mezza in macchina da casa mia. Non è stato facile, però mi ha aiutato tantissimo per crescere come persona, fare esperienze e diventare più indipendente. E’ andato tutto bene, poi, dopo la maturità, sono andato in Germania, lì mi sono trovato molto bene: la lingua è la stessa e anche la cultura non è troppo differente da quella austriaca. Per me è stato molto facile adattarmi. Lì ho trascorso due anni bellissimi, perché la squadra era forte e avevamo un bel gruppo, ho deciso di continuare e di fare il professionista”.
Come è stato l’approccio con l’Italia rispetto alla Germania e all’Austria?
“Quando sono arrivato in Italia avevo vent’anni, era tutto molto diverso ed è stato difficile per me, c’era una lingua da imparare e tante differenze rispetto al mio Paese. Era complicato comunicare e capire anche il gergo pallavolistico, però ho giocato bene e alla fine mi sono ambientato alla grande”.
Poi sei andato a Ravenna e nel 2017-2018 hai disputato una stagione incredibile vincendo anche la Challenge Cup, ti ha scelto Monza, ma quell’estate in nazionale hai subito il primo di due bruttissimi infortuni al menisco.
“Esatto: per me è stato molto difficile. Ho trascorso tutta l’estate in nazionale, poi proprio all’ultima partita, quattro – cinque giorni prima di andare a Monza, mi sono fatto male. A seguire è iniziato il lungo periodo di recupero: sono dovuto stare fuori sei mesi. E’ stato molto difficile arrivare da infortunato in una società nuova. Poi mi sono ripreso e di nuovo ho trascorso l’estate del 2019 con la nazionale, lì mi sono fatto male di nuovo, stavolta all’altro ginocchio, ho pensato fosse davvero finita la mia carriera”.
A quel punto sei rimasto senza squadra e Modena nel 2020-2021 scommette su di te e torni in campo nel febbraio 2021, quasi due anni dopo l’infortunio.
“E’ stato un periodo complicato e strano, anche a causa del covid e del lockdown. Sono rimasto senza squadra e il ginocchio è guarito lentamente: era sempre gonfio, sono andato a Udine dal Dottor Segre e lui mi ha fatto un esame specifico, poi sono andato a Modena, dove ho incontrato lo staff medico. Mi hanno indirizzato a Roma, il Prof Mariani mi ha operato subito, rifacendomi quasi tutto il ginocchio. Da lì sono ripartito. Modena mi ha preso come giocatore anche se non avevo un contratto ufficiale, però avevamo un accordo verbale sul fatto che quando sarei stato pronto per rientrare mi avrebbero dato la possibilità di allenarmi con la squadra. Dopo il terzo intervento in tre anni, per me era fondamentale poter lavorare senza pressioni e senza fretta. Prima avevo sempre una data da rispettare per il rientro in campo, mentre Modena mi ha dato il tempo di cui avevo bisogno. Grazie a questo, secondo me, ora sono ancora un giocatore di questo livello: ho potuto recuperare al 100%”
Lo staff medico oltre al preparatore Oscar Berti e Antonio Brogneri, sono state persone importanti.
“Esatto: Oscar, Anto e anche Francesco Zucca quell’anno mi hanno seguito ad un livello top. Sono rimasto sempre in contatto con loro, anche dopo essere andato via da Modena. Oscar mi ha preparato le schede per l’estate e mi ha seguito. Ho visto che queste sono persone che hanno veramente tanta esperienza e sanno al 100% cosa stanno facendo, devo tanto a loro e allo staff medico di Modena, persone incredibili”.
Quando hai iniziato a giocare, c’erano dei giocatori a cui ti ispiravi? Oggi c’è qualcuno a cui ti ispiri?
“Non ho mai avuto un mito, però naturalmente ho sempre seguito i grandi opposti. In Italia ho seguito sempre Sokolov, Zaytsev e anche Atanasijevic: guardavo tutte le partite cercando di imparare qualcosa da loro”.
Qual è un tuo punto forte e qual è un tuo punto debole a livello di gioco?
“Credo di essere un opposto abbastanza completo in tutti i fondamentali. Forse non sono l’opposto che tira sempre forte al 100% ma me la cavo anche in difesa e a muro. Sono quello che guarda la situazione di là dalla rete, vede dove c’è un buco e cerca di mettere lì la palla. Il punto debole ogni tanto è la battuta, quando non mi “esce” bene”.
Cosa significa per te indossare la maglia di Modena oggi, dopo averla indossata quando non sapevi più se saresti tornato un grande giocatore?
“Quando ho ricevuto la chiamata è stato bellissimo, ho provato tante emozioni. Ho sempre avuto la sensazione che la mia storia con Modena non fosse finita perché Modena mi aveva dato tanto, ma io non avevo giocato tutto l’anno e non avevo avuto l’opportunità di restituire quanto ricevuto. Mi sono sentito male quando sono andato via, perché ho giocato a Modena ma non ho mai avuto la possibilità di giocare davanti ai tifosi perché era l’anno del Covid: questo fa la differenza, perché non ho provato le emozioni del palazzetto sempre pieno. Non vedo l’ora di giocare davanti ai tifosi al PalaPanini”.
Che altre passioni hai oltre alla pallavolo?
“Seguo tanti altri sport: il calcio in Austria, dove tifo il Lask Linz, e in Germania, il beach volley. Guardo film e mi piace anche pescare: quando giocavo a Catania avevo la casa vicino al mare e ci sono andato qualche volta”.
Piatto preferito italiano e non italiano?
“Pasta al ragù e schnitzel”.
Un saluto ai tifosi gialloblù.
“Saluto tutti i tifosi: non vedo l’ora, finalmente, di incontrarvi e di giocare al PalaPanini. Ci vediamo presto!”
Scopriamo Pardo dentro e fuori dal campo
Pardo Mati è nato a Grosseto il 7 agosto 2006, arriva a Modena per continuare il proprio processo di crescita iniziato proprio nella sua città di nascita e proseguito con Santa Croce e Brugherio. È stato inoltre nominato miglior centrale d’Europa con la nazionale italiana Juniores con cui ha vinto l’Europeo di categoria nel 2022. Andiamo a scoprire il giovane centrale toscano, dentro e fuori dal campo.
Ciao Pardo, raccontaci qualcosa di te…
“Sono nato a Grosseto, inizialmente ho vissuto a Castiglione della Pescaia che è un paesino meraviglioso in Maremma poi mi sono spostato definitivamente a Grosseto per fare le scuole medie mentre mia sorella le superiori. La passione per la pallavolo è nata proprio grazie a mia sorella, lei giocava e quindi ho deciso di provare anche io iniziando a praticare questo sport in quinta elementare. Attualmente frequento il Liceo Scientifico – Scienze Applicate, matematica e fisica sono le mie materie preferite e quelle che mi affascinano di più. Ho appena finito il quarto anno, il prossimo sarà quello della maturità”.
Come è cambiata la tua vita grazie alla pallavolo?
“È cambiata molto e fortunatamente in meglio. Sono riuscito a viaggiare tanto, soprattutto in Europa grazie alla nazionale e ai club in cui ho giocato. Ho sempre fatto grandi amicizie, oltre ad avere un bel rapporto con la famiglia. La loro presenza non è mai mancata e nonostante la distanza li sento molto vicini. Senza pallavolo avrei voluto studiare medicina e fare il neurochirurgo, ma è rimasto un sogno nel cassetto considerando il percorso sportivo svolto. Affiancare uno studio così approfondito ai ritmi di partite e allenamenti lo ritengo impossibile e incompatibile con il mio attuale stile di vita”.
Quali sono i giocatori a cui ti ispiri?
“Mi ispiro a Simone Anzani, gioca nel mio stesso ruolo e per me è un grande giocatore sia dentro che fuori dal campo. Il mio giocatore preferito in generale è invece Ivan Zaytsev, ex Modena”.
Che emozione è giocare a Modena e in particolare al PalaPanini?
“E’ un onore indescrivibile, guardavo le partite dei gialloblù dal divano ed osservavo giocatori fenomenali in un mondo a me totalmente estraneo. Riuscire ad indossare la maglia della squadra canarina è un’emozione unica. Entrare per la prima volta al PalaPanini è stato magico, un’esperienza mozzafiato, anche solo vederlo vuoto è pazzesco, si vede che è un palazzo in cui si respira volley. Obiettivo da raggiungere con la maglia di Modena? Giocare in Superlega con i gialloblù, vincere in una città che vive di pallavolo e chissà che non sia lo Scudetto un giorno…”.
Come sta andando l’esperienza in nazionale?
“Bene, ci stiamo allenando al massimo e il gruppo è unito. Vorrei continuare questo percorso anno dopo anno con il sogno di essere convocato in nazionale seniores e di conseguenza partecipare ad una grande manifestazione”.
Punto di forza e punto debole, oltre a pregi e difetti come compagno di squadra?
“Sono un grande lavoratore, non mi dispiace mai stare in palestra e lavorare anche più del dovuto. A volte, invece, sono testardo, distratto e ogni tanto perdo la concentrazione. Sono convinto che migliorerò grazie all’aiuto dei giocatori più esperti. Inoltre, sono molto tranquillo e non creo problemi, mentre confermo di essere un po’ testardo ed ostinato sia dentro che fuori dal campo”.
Infine, qualche curiosità…
“Piatto preferito italiano? Ogni piatto cucinato da mia madre, che è una cuoca meravigliosa. Piatto preferito non italiano? Pollo al curry. Passioni? Ascoltare musica, tempo fa suonavo anche la batteria”.
Scopriamo Sil dentro e fuori dal campo
Silvester Meijs, detto “Sil”, è un giovane palleggiatore olandese classe 2002 che negli ultimi anni si è messo in luce nel proprio Paese ed è pronto al grande salto in Superlega. Meijs è da due anni in pianta stabile con la nazionale olandese allenata da Roberto Piazza ed è reduce da una finale di Coppa d’Olanda e una semifinale play-off ottenute da titolare con la maglia del VC Limax.
Ciao Sil, raccontaci qualcosa di te.
Sono nato nel 2002 a Utrecht, ho sempre vissuto coi miei genitori in una frazione vicino alla città. Quando ero piccolo giocavo a calcio, ma tutta la mia famiglia giocava a pallavolo. Mio fratello ha tre anni più di me e a 12 anni ha iniziato con la pallavolo, perciò nel tempo mi sono avvicinato anche io a questo sport e alla stessa età ho iniziato a praticarlo.
Ho cominciato nella squadra di Bilthoven seguendo mio fratello, non ero più così “piccolo” quando ho iniziato, ma credo sia meglio così perché a quell’età cominci a essere più alto, più forte e puoi divertirti di più.
Quando avevo 17 anni mi sono spostato a Barneveld nella squadra del Simplex/SSS, è stata la mia prima esperienza con un allenamento di livello più alto. Giocavo nella seconda squadra, ma è lì che ho iniziato a capire cosa significa spingere a pieno regime, e intanto continuavo anche la scuola. Non mi è mai piaciuto molto studiare, quando ho capito che avrei potuto fare strada nella pallavolo mi ci sono buttato a capofitto, anche i miei genitori mi hanno sempre supportato in questo.
Nel 2020, a 18 anni, mi sono trasferito al Talentteam Papendal, ad Arnhem, si tratta di una realtà in cui possono giocare i giovani olandesi più talentuosi allenandosi due volte al giorno e facendo partite nel week-end. È stata la prima volta che me ne sono andato di casa, qui ho davvero realizzato di poter diventare un giocatore professionista e ho iniziato a farmi conoscere da squadre e allenatori. Quando giocavo nel Talentteam ho fatto anche la prima esperienza con la nazionale olandese, in Under 20, e ho provato la grande emozione di rappresentare il mio Paese, qualcosa che è sempre stato il mio sogno fin da quando giocavo a calcio. Dopo gli anni al Talentteam sono andato alla Dynamo Apeldoorn con cui abbiamo vinto lo Scudetto, io avevo vent’anni e non ero il palleggiatore titolare, ma è stata una bellissima esperienza che mi ha fatto crescere. Nell’estate 2023 il coach della nazionale maggiore Roberto Piazza mi ha convocato per l’estate dandomi la possibilità di partecipare a tutti i tornei internazionali, dandomi anche modo di giocare, e credo di aver fatto una bella figura.
L’anno scorso ho poi giocato al VC Limax dove ho avuto modo di scendere in campo di più, siamo arrivati in finale di Coppa e in semifinale nei play-off di campionato. Anche quest’estate Piazza mi ha convocato per la VNL, perciò si tratta del secondo anno consecutivo con la maglia della Nazionale con cui sto vivendo è un’esperienza che mi sta dando molta sicurezza e insegnando tanto.
Poi è arrivata la chiamata di Modena…
Sì, sapere che giocherò a Modena è un’emozione indescrivibile. La Superlega è uno dei campionati migliori al mondo, è un grande salto per me ma non vedo l’ora di misurarmi con un livello così alto negli allenamenti e nelle partite. Mi sento pronto, l’anno scorso in Olanda sapevo che per continuare il mio percorso di crescita sarei dovuto andare a giocare all’estero e farlo in Italia, per un club come Modena, è davvero il massimo.
Sarà la prima volta fuori dall’Olanda per te, cosa ti mancherà?
Mi mancherà sicuramente la mia famiglia, ma loro mi supportano sempre e li sento ogni giorno. Anche la mia città, Utrecht, mi mancherà, ma andare all’estero fa parte della mia crescita come giocatore e non vedo l’ora di arrivare a Modena. Mio padre ha sempre sognato di diventare un giocatore di pallavolo, ha giocato per un anno nella massima divisione olandese, e quando gli ho detto che sarei venuto a Modena credo di aver realizzato il suo sogno, per cui sono ancora più felice.
Sei già stato in Italia?
Ci sono stato in vacanza, a Roma, e l’anno scorso ho giocato a Bari per gli Europei. Ai quarti abbiamo sfidato l’Italia, è stata dura affrontare gli Azzurri in casa loro, ma è stato molto emozionante. Sono stato anche a Trento qualche anno fa, ho svolto lì la scorsa estate la preparazione atletica, quindi ho visto qualcosa anche nel Nord Italia.
Cosa ti è piaciuto dell’Italia?
Tante cose, la gente è simpatica, il clima è perfetto, il cibo è buono e si gioca una grande pallavolo: è perfetta per me!
Ci sono giocatori a cui ti ispiri?
Quando ero più giovane il mio idolo era Nimir Abdel-Aziz… e ora siamo compagni di squadra in Nazionale! Come palleggiatori mi ispiro a Giannelli e a De Cecco, sarà incredibile giocare con lui e credo che potrò imparare moltissimo da un campione del genere. Quando Nimir giocava a Modena guardavo le partite e mi sono sempre detto che sarebbe stato meraviglioso, un giorno, giocare davanti al pubblico del PalaPanini.
Qual è il tuo piatto preferito? Diccene uno italiano e uno olandese!
Il mio piatto preferito italiano è la pizza, mentre il Olanda adoro lo Stammpot, un piatto tipico con patate schiacciate e verdure, e di solito lo mangio insieme alle polpette di carne. Non credo che mi mancherà il cibo olandese in Italia, anche se la cucina di casa mia mi piace molto credo che quella italiana non me la farà rimpiangere!
Hai degli hobby o passioni a parte la pallavolo?
La musica. Ne ascolto moltissima e suono anche la chitarra e il basso, mentre quando ero più piccolo suonavo il piano. Mi piace molto provare a suonare strumenti sempre diversi e mettermi alla prova.
Torniamo alla pallavolo: qual è il tuo punto di forza e su cosa invece devi migliorare?
Sono un palleggiatore per cui sarebbe naturale dire l’alzata, ma credo che il mio servizio possa essere un’ottima arma. Da migliorare sicuramente la difesa, a Modena ci lavorerò!
Che compagno di squadra sei?
Sono un tipo tranquillo, mi adatto facilmente alle situazioni e alle persone. A volte quando le cose non vanno tendo a chiudermi un po’, su questo devo lavorare.
Com’è la pallavolo in Olanda?
Si tratta di un movimento in crescita, sicuramente non è lo sport più seguito del Paese, ma negli ultimi anni il livello si sta alzando e questo non può che far bene.
Un saluto ai tifosi di Modena!
Sono carichissimo per la prossima stagione, non vedo l’ora di essere al PalaPanini e di conoscervi di persona!
Scopriamo Josè Miguel dentro e fuori dal campo
José Miguel Gutierrez è un giovane schiacciatore cubano classe 2001 che nelle ultime due stagioni in Superlega ha messo in mostra tanto del suo talento.
Fra i migliori ricettori della stagione scorsa, Gutierrez è anche dotato di un ottimo salto e di qualità tecniche che, nella scorsa stagione giocata con la maglia di Taranto, gli hanno permesso di attirare su di sé le attenzioni di diversi club.
Ciao José, raccontaci qualcosa di te.
Sono nato e cresciuto a Santa Clara, un quartiere molto povero di Cuba, era una delle tante zone malridotte del paese, ma ho comunque ricordi molto felici della mia infanzia.
Giocare a pallavolo mi è sempre piaciuto, e avevo solo 17 anni quando ho lasciato casa. È stato un passaggio necessario per il decollo della mia carriera, ma anche una brutta batosta perché ero molto giovane, soffrivo la solitudine e la lontananza dalla mia famiglia. Sono state la voglia di migliorarmi sempre di più e la passione per questo sport a darmi la forza di superare ogni sfida, da quelle più piccole a quelle che apparivano insormontabili per un ragazzo di soli 17 anni. Negli anni, grazie alla pallavolo sono riuscito poi a trasferirmi insieme a tutta la mia famiglia a L’Avana, la capitale di Cuba, e a trovare un maggior benessere economico e una stabilità che non avevamo nel luogo in cui vivevamo prima.
Ho anche coronato il sogno di giocare per la nazionale cubana, indossare la maglia del mio Paese è un onore incredibile.
Ti mancano i tuoi familiari? Li senti spesso?
Sì, ci sentiamo tutti i giorni, anche più volte al giorno, in videochiamata. Io e la mia famiglia siamo molto uniti, loro sono la mia forza e sono grato di avere questo rapporto con tutti loro, non è scontato. Ho una sorella e un fratello, entrambi più grandi, anche mio fratello Miguel gioca nella nazionale cubana, lui fa l’opposto.
Cosa ti manca di casa tua?
Sicuramente la cosa che mi manca di più di casa mia sono i miei affetti, la mia famiglia e tutti gli amici che sono cresciuti con me, ma mi manca molto anche parlare la mia lingua e potermi esprimere liberamente senza essere frainteso. L’italiano è una bellissima lingua, ma è molto difficile per me impararlo bene quindi, anche se credo di parlarlo in maniera fluente per il poco tempo che ho passato qui, è difficile esprimere alcuni concetti al meglio.
Anche la cultura italiana mi piace, ma comunque mi mancano le tradizioni di casa mia.
Come è cambiata la tua vita con la pallavolo?
La pallavolo ha cambiato tutto, e come ogni cosa che ti stravolge la vita ha portato con sé sia cambiamenti positivi che negativi. Il lato peggiore è ovviamente la lontananza dalla mia famiglia e da molti miei amici, con i quali nonostante la distanza c’è comunque un bellissimo rapporto, ma è proprio grazie alla pallavolo che ho conosciuto una delle persone migliori e più simili a me che potessi incontrare, la mia fidanzata Nicole.
I posti dove sei stato a giocare cosa ti hanno lasciato? Cosa ricordi dei luoghi in cui hai giocato?
Da quando è iniziata la mia carriera ho viaggiato davvero tantissimo e penso che ogni luogo sia differente e ti lasci sensazioni uniche, ma quelli che mi hanno segnato di più sono stati la Francia, dove è davvero iniziato il decollo della mia carriera e ho firmato il mio primo contratto da professionista, e l’Italia, nello specifico Taranto, che mi ha dato modo di crescere e migliorarmi sempre più fino ad arrivare a conquistare il posto da titolare.
Se non avessi fatto il pallavolista che lavoro avresti fatto?
Quando ero bambino avevo un grande amore per la natura e mi piaceva prendermi cura delle cose, ero molto legato al tema dell’ambiente e del “salvare”, proprio per questo credo sarei potuto diventare un vigile del fuoco.
C’è un giocatore a cui ti ispiri?
Non c’è un giocatore a cui possa dire di ispirarmi, ma da bambino mi piaceva molto Earvin Ngapeth. È stato un grande onore per me poterlo poi conoscere all’età di 17 anni e allenarmi insieme a lui.
Cosa significa per te indossare la maglia di Modena e cosa ti aspetti dal prossimo campionato?
È un grande onore per me, non solo come giocatore ma anche come persona che ama la pallavolo. Questa per me è un’enorme opportunità e spero di riuscire a coglierla al meglio, in un campionato che mi auguro possa portarci molte soddisfazioni.
Come ti trovi in Italia?
Benissimo, ormai sono qui da due anni e la mia fidanzata è italiana, credo sia un Paese davvero bello e che mi dà molta tranquillità, poi adoro il cibo italiano. Non ho ancora vissuto abbastanza in Italia per scoprire se ha dei lati negativi!
Qual è il tuo piatto preferito italiano e quale quello di Cuba?
Il mio piatto preferito italiano è la carbonara, a Cuba invece dico “arroz con gris”, un riso tipico fatto con i fagioli.
Torniamo al campo, dicci un tuo punto forte e un punto debole!
Il mio punto forte è sicuramente la ricezione, oltre al fatto che ho un buon salto, sul muro invece posso migliorare molto.
Dicci anche un tuo pregio e un tuo difetto come compagno di squadra
Sono un tipo che non fa differenze all’interno della squadra, cerco sempre di essere socievole e disponibile con tutti. Come difetto… mi arrabbio molto facilmente, ma altrettanto facilmente mi passa!
Quali sono i tuoi hobby e passioni a parte la pallavolo?
Mi piace molto viaggiare e stare nella natura, mentre quando sono a casa per rilassarmi mi piace giocare ai videogiochi.
Fai un saluto ai tifosi gialloblù!
Non vedo l’ora di vivere quest’anno intenso insieme a voi! Forza gialloblù!
Da Parma a Modena, scopriamo il giovane Leonardo Schianchi, uno dei punti di forza della nostra Under!
Leonardo Schianchi è nato a Parma il 24 maggio 2006, si appresta a disputare la terza stagione consecutiva a Modena dopo esser arrivato dall’Energy Volley Parma nella stagione 2022/23. Nell’ultima annata, ha conquistato il titolo di campione regionale Under 19, il terzo posto ai campionati nazionali Under 19 e la salvezza in Serie B. Andiamo a scoprire il giovane schiacciatore modenese, dentro e fuori dal campo…
Ciao Leonardo, raccontaci qualcosa di te…
“Sono nato a Parma, successivamente mi sono trasferito a Modena e facevo avanti e indietro con il treno per giocare a pallavolo, sport che ho iniziato a praticare a Parma all’età di 14 anni. Ho scelto la pallavolo per via della scuola, mi piaceva giocarci durante le ore di educazione fisica e alla fine ho deciso di provarci. Per fortuna è andata bene. Frequento il Liceo Scientifico Ulivi a Parma, le mie materie preferite sono quelle scientifiche e quindi matematica, fisica e scienze. Futuro? Mi piacerebbe proseguire gli studi all’università e frequentare il corso di fisioterapia restando così all’interno del mondo sportivo”.
In che modo la pallavolo ha cambiato la tua vita?
“Non è cambiata subito. I principali cambiamenti ci sono stati quando ho iniziato a giocare a Modena, un impegno più importante già a partire dai viaggi in treno e dal fatto che stava piano piano aumentando l’attività. Sono comunque riuscito a mantenere i rapporti con famiglia e amici, ampliando le conoscenze anche qui a Modena e quindi sono contento”.
Quali sono i giocatori a cui ti ispiri?
“Se penso a Modena dico Tommaso Rinaldi, giovane che nella sua carriera ha avuto sbocco in Superlega dopo aver giocato nelle giovanili gialloblù, mentre in generale mi ispiro a Torey Defalco. Non gioca in Italia, però mi rivedo in lui per quanto riguarda le caratteristiche fisiche”.
Che emozione è giocare a Modena e al PalaPanini?
“Indossare la maglia di Modena Volley è sicuramente emozionante, ma anche una grande responsabilità. Bisogna ricordarsi il nome della città e della società che rappresentiamo. Quando sono entrato al PalaPanini ho subito provato una sensazione di disagio per un ambiente nuovo, ma col tempo mi sono abituato ed è un onore giocare in questo palazzetto. Obiettivo? Arrivare il più in alto possibile e giocare una buona stagione sia in Under 19 che in Serie B, poi chissà cosa succederà negli anni successivi…”.
Come giudichi la tua esperienza in Nazionale?
“Non mi aspettavo una chiamata in azzurro, ma ho colto l’occasione al volo nonostante sia arrivata da un giorno all’altro. Sono molto felice dell’opportunità che mi è stata data. Sogno? Provare ad entrare nel roster che andrà a disputare l’Europeo”.
Punto forte e punto debole, oltre a pregi e difetti come compagno di squadra?
“Il mio punto forte è rappresentato dalla difesa, mentre quello debole riguarda la battuta. Per migliorare devo crescere soprattutto nel lancio che è molto importante ed è il 90% del servizio. Da compagno di squadra mi piace fare gruppo e incitare chi gioca con me, mentre personalmente devo cercare di non abbattermi quando le cose non vanno bene”.
Infine, qualche curiosità personale…
“Piatto preferito italiano? Pizza. Piatto non italiano? Sushi. Passioni? Mi piace guardare molto il basket e in particolare l’NBA, oltre ad ascoltare musica e guardare serie tv”.
Leonardo Barbanti, le emozioni del PalaPanini e della nazionale Under 20
Leonardo Barbanti è nato a Modena il 9 maggio gennaio 2006, gioca in Serie B e nell’Under 19 gialloblù dove è stato uno dei protagonisti della squadra che ha conquistato il titolo di campione regionale nella stagione appena conclusa. È stato inoltre votato come miglior palleggiatore delle finali regionali Under 19, senza dimenticare il terzo posto ai campionati nazionali Under 19. Andiamo dunque a scoprire il giovane giocatore modenese, dentro e fuori dal campo…
Ciao Leonardo, parlaci un po’ di te…
“Sono nato e cresciuto a Modena, ho iniziato a giocare a pallavolo all’età di soli sei anni quando frequentavo la prima elementare. Fino all’età di sei anni ho praticato nuoto anche per necessità, poi oltre al tennis ho provato la pallavolo che era uno sport che mi incuriosiva. La pallavolo è una passione che ho deciso di portare avanti fino a questo momento. Frequento il Liceo Scientifico Wiligelmo, ho finito il quarto anno e come materie prediligo matematica e fisica ovvero le materie scientifiche”.
In che modo la pallavolo ha cambiato la tua vita?
“Sicuramente in maniera positiva dato che mi ha permesso di fare molte conoscenze in giro per l’Italia tramite tornei e manifestazioni varie come il Trofeo delle Regioni. Ho avuto modo di conoscere tanti giocatori dell’Emilia Romagna con cui mi ero già confrontato nei campionati dall’Under 13 fino all’Under 17. Senza dimenticare la convocazione in nazionale avvenuta quest’anno, che mi ha permesso di conoscere ancora più persone da ogni parte d’Italia, da Bolzano fino a Bari. È stato un qualcosa che mi ha arricchito davvero tanto, la pallavolo mi sta regalando tantissime soddisfazioni. Futuro? L’idea sarebbe quella di frequentare un’università di ingegneria una volta terminato il liceo, sono sempre stato un appassionato di progettazione e costruzione. Fin da piccolo mi sono piaciuti i lego, i macchinari e il loro funzionamento. Mi interessa e mi incuriosisce anche medicina, ovvero il corpo umano. L’importante è mettere in pratica le conoscenze acquisite durante i propri studi”.
Quali sono i giocatori a cui ti ispiri?
“Mi ispiro a Bruno, come leader, capitano e palleggiatore. Ora farò riferimento a Luciano De Cecco, a me piace giocare spensierato e in modo creativo con divertimento. Non posso fare paragoni con lui dato che sono ancora un bambino, ma sicuramente può essere una fonte di ispirazione”.
Che emozione è giocare a Modena e al PalaPanini?
“Quando ho cambiato società, passando dall’Anderlini a Modena Volley all’età di dodici anni, è stata una bella sensazione. Ho trovato un gruppo che mi ha accolto con calore e piacere, non ci sono stati problemi di integrazione e quindi ho sempre visto Modena come una squadra accogliente in cui si possono fare bellissime esperienze soprattutto fuori dal campo. Nel corso degli anni ho avuto modo di stringere amicizie, soprattutto fuori dal campo e dalla palestra. È un motivo di gioia giocare con la maglia di Modena Volley. PalaPanini? Da piccolo lo guardavo come un qualcosa di inarrivabile. Nel 2021 fui chiamato per svolgere un allenamento con l’Under 19 Serie B perché Nicola Salsi della prima squadra si era fatto male e quindi il palleggiatore titolare della B andò ad allenarsi con la prima squadra mentre io, che ero ancora acerbo in Under 17, mi allenai con l’Under 19 e mi ritrovai a lavorare al palazzo con ragazzi anche quattro anni più grandi di me. Una grande gioia aver raggiunto qualcosa che prima consideravo lontanissimo e impossibile da raggiungere”.
Come giudichi la tua esperienza in Nazionale?
“Non mi aspettavo di essere convocato per svolgere i collegiali con la maglia azzurra. Sono rimasto sorpreso quando il nostro coach Andrea Asta mi diede la notizia, ho cercato di non mostrare troppo la mia felicità che però era davvero tanta. Era un sogno, sono felice di averlo realizzato. Si tratta di un’esperienza formativa a livello tecnico e caratteriale. Ci sono regole rigide, bisogna mantenere un certo comportamento e per come sono fatto io sta diventando una sorta di esercizio per crescere. Obiettivo? Sarebbe un sogno riuscire ad essere incluso nel roster che andrà a disputare i giochi europei in Serbia e Grecia a fine agosto”.
Punto forte e punto debole, oltre a pregi e difetti come compagno di squadra?
“Carattere, grinta e tenacia che riesco a mettere in campo. Cerco sempre di incitare e spronare i miei compagni senza abbattermi mai. Ho vissuto anni in cui facevo fatica a rialzarmi dopo un errore, nel corso della mia maturazione sportiva sono riuscito a migliorare tanto sotto questo aspetto. Devo magari crescere in certi momenti della partita quando vengo sostituito, il mio carattere mi porta ad essere deluso e quindi devo lavorare e migliorare tanto in quanto rischia di danneggiare la squadra in modo negativo e ciò non deve assolutamente succedere. Fuori dal campo e insieme ai miei compagni sono una sorta di giullare, mi piace scherzare e fare dispetti e scherzi. Sono sempre stato considerato, soprattutto quest’anno, come il bimbo iperattivo della squadra perché sono quello che cerca sempre di disturbare e scherzare con tutti. Ciò può aiutare a creare legami e gruppo, ero uno dei più piccoli all’interno della B e quindi dovevo inserirmi al meglio per vivere una bella stagione. Allo stesso tempo può essere considerato un difetto, la vivacità può non piacere ma per fortuna non ha dato fastidio a nessuno e si è dunque rivelato un pregio”.
Infine, qualche curiosità personale…
“Piatto preferito italiano? Pizza, la mangerei tutti i giorni e tutto il giorno. Piatto non italiano? Ho mangiato poco all’estero, ho fatto pochi viaggi fuori Italia ma dico la paella valenciana. Passioni? Ho sempre avuto il giusto quantitativo di tempo per dedicare spazio ed interesse ad altro, la mia grande passione riguarda i lego e a casa mia, sparsi per casa, ho diversi modellini. Ho sempre avuto piacere e serenità nel costruire modellini sin dall’età di due/tre anni”.
Andrea Malavasi, cresciuto a Modena Volley, pronto per un grande anno a Cuneo!
Parte oggi “Non solo volley”, la rubrica di Modena Volley che racconta i giovani e i nuovi giocatori del nostro club dentro e fuori dal campo di gioco. É proprio uno dei ragazzi dell’Under 19 che abbiamo intervistato oggi, Andrea Malavasi, schiacciatore canarino che il prossimo anno andrà in prestito nella prestigiosa squadra di Cuneo. Venite a scoprirlo con noi…
Andrea Malavasi è nato a Pavullo nel Frignano il 23 giugno 2005, è reduce da un’ottima stagione nell’Under 19 gialloblù con cui ha ottenuto il terzo posto ai campionati nazionali e all’età di 17 anni, a novembre 2022, ha debuttato con la maglia della prima squadra di Modena Volley. Andiamo a scoprire dentro e fuori dal campo il giovane schiacciatore modenese, che il prossimo anno giocherà a Cuneo in A2…
Ciao Andrea, raccontaci qualcosa di te
“Sono nato a Pavullo nel Frignano e cresciuto a Modena, ho iniziato a giocare a pallavolo da piccolo tra i 5 e i 6 anni di età. Fin da subito mi sono dedicato a questo sport perchè ho preso spunto da mio padre che ha giocato a volley per tanti anni. Frequento l’Istituto Dante Alighieri a Modena, stessa scuola di Rinaldi e Sala, all’indirizzo scientifico sportivo e quest’anno farò la maturità. Le mie materie preferite sono le discipline sportive e diritto ed economia dello sport.
In che modo la pallavolo ha cambiato la tua vita?
“La mia famiglia ha preso molto bene il mio ingresso nel mondo della pallavolo. Prima ho fatto nuoto e poi calcio, ma vedevo che non erano i miei sport. Ho provato con la pallavolo, da lì è nata una passione che sta diventando un’ossessione. Grazie alla pallavolo ho un bellissimo rapporto con amici e famiglia, ho conosciuto persone fantastiche tra cui il mio migliore amico che pratica questo sport. Da questo punto di vista sono molto soddisfatto e aver scelto la pallavolo mi rende felice. Cosa farei senza la pallavolo? Sinceramente non ci ho mai pensato. Mi piace lavorare all’interno dell’ambito sportivo e quindi potrei fare il personal trainer, il preparatore atletico oppure il professore di educazione fisica”.
Quali sono i giocatori a cui ti ispiri?
“Essendo stato aggregato alla prima squadra per alcuni anni, dico Bruno, Ngapeth e Rossini. Mi hanno aiutato tantissimo ad affrontare al meglio le nuove sfide, sia tecnicamente che mentalmente. Penso anche ai più giovani, come Rinaldi, Gollini e Sanguinetti, che mi hanno permesso di crescere dal punto di vista della coesione e dell’unione del gruppo. Della squadra attuale mi piace Federici per la grinta, la passione e la cattiveria che mette in campo, mentre in generale dico Semeniuk e Michieletto che sicuramente non hanno bisogno di presentazioni”.
Che emozione è giocare a Modena e al PalaPanini?
“E’ un sogno giocare all’interno del PalaPanini, è il tempio del volley. Mi ritengo fortunato ad aver avuto un’opportunità simile. Indossare la maglia di Modena è unico, non capita tutti i giorni vestire la casacca della squadra della propria città. Un onore ed un’esperienza unica allenarsi con campioni che hanno vinto tutto nel mondo della pallavolo ed essere allenati da grandi coach tra cui Giani. Sogno? Vincere lo Scudetto”.
Come giudichi la tua esperienza in Nazionale?
“Sono contento di poter partecipare a questi collegiali con la maglia azzurra, esperienza importante per lavorare sui fondamentali e il livello alto ti permette di dare sempre il massimo in ogni occasione. Obiettivo da raggiungere con la Nazionale? Spero vivamente di andare a disputare gli Europei in programma a fine agosto”.
Punto forte e punto debole, oltre a pregi e difetti come compagno di squadra?
“Tra i miei punti forti c’è la difesa dato che vado su ogni pallone senza mollare mai e l’attacco in cui cerco di sfruttare la mia potenza. A livello di gioco invece devo migliorare in ricezione e per crescere è necessario giocare più rilassato, sciolto e libero mentalmente. Da compagno di squadra cerco di dare sempre la carica giusta agli altri”.
Infine, qualche curiosità personale…
“Piatto preferito italiano? Tortellini in brodo. Piatto non italiano? Sushi. Passioni? Mi piace ascoltare musica e guardare serie tv, oltre a stare all’aperto ed uscire sempre con amici per divertirmi e staccare un po’ la spina”.